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Semi di Parola
XXVII Domenica del Tempo ordinario – Anno C - Servi inutili (Lc 17,5-10).
Alla domanda dei discepoli Gesù sembra non rispondere come se non li avesse ascoltati affatto. In realtà dobbiamo capire che cosa gli hanno chiesto: non chiedono di rafforzare la loro fede ma di renderla visibile, di mostrarla ad un pubblico osannante per essere ammirati. La risposta di Gesù, in questa prospettiva, è chiara: i discepoli, più che aumentare la loro fede devono chiedersi se ce l’hanno, perché basterebbe avere una fede piccola come il granello di senape per fare miracoli. Il seguito della risposta, che troviamo solo in Luca, è ancora più esplicito: perché si vuol essere discepoli di Gesù e annunciatori del regno di Dio? Per trarne vanto? Per avere successo e riconoscimento? O perché è proprio dell’essere discepoli testimoniare Gesù e lavorare per il suo regno? Il discepolato che porta frutto è come il granello di senape che ha nel suo DNA il programma per diventare pianta; il seme non decide di crescere solo se c’è qualcuno che lo osserva ma lo fa perché è la sua natura; l’importante è che il terreno sia buono. Così per il discepolo: non vive il vangelo perché è sotto i riflettori, ma lo vive perché ha scoperto che è l’unica cosa importante da fare per realizzare sé stesso e obbedire al suo Signore. Se poi accade che c’è qualcuno che lo osserva e rimane affascinato dalla sua vita c’è speranza che a sua volta faccia la scelta di seguire Gesù e vivere il vangelo: è quel terreno buono di cui parla la parabola del seminatore. Se non succede nulla al discepolo non cambia la vita perché comunque sente di dover vivere in un certo modo che riflette i valori di Gesù Cristo. Oggi che siamo nella civiltà dell’immagine ci chiediamo, anche come chiesa, come poter avere più audience e ci ingegniamo a cercare strategie di comunicazione. Il vangelo ci dice che lo scopo della vita cristiana non è ottenere consensi o ascolti, ma se si è autentici è probabile che altri sentano il fascino della nostra vita evangelica e facciano la loro scelta di seguire Gesù senza che neanche lo si sappia da parte di chi potrebbe essere stato lo strumento di Dio; tanto, se uno è discepolo autentico, lo sa di essere solo un servitore e, come dice Paolo, non è il padrone della fede altrui ma solo il collaboratore della gioia di chi incontra il Signore.
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