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18 Ottobre - Roma

Anniversari di Professione religiosa nella Comunità di Roma

"... c’è un tempo per gioire, ringraziare, rallegrarsi" Noi della comunità di Roma abbiamo avuto delle ricorrenze particolari 50-esimo, 60-esimo e 70-esimo, non capitano tutti i giorni. Per tutte noi e per suor M. Dionisia Leanza, suor M. Teresa Longano e suor M. Angioletta Gizzi è stata davvero una bella giornata ricca di emozioni; il sentimento dominante è stato la gratitudine al Signore. Infatti la giornata è solennemente iniziata con la santa messa di ringraziamento preseduta da Mons. Giuseppe Leanza, fratello di sr. Dionisia, concelebrata da Padre F. Siciliano. Si sono incarnate visibilmente in noi le parole del salmo 132 "come è bello e gioioso, stare insieme come fratelli..." ed è proprio in occasioni come queste che una capisce di appartenere veramente ad una famiglia grande, per dono ricevuto. A questo proposito non si può fare a meno di citare la frase di padre Annibale riguardo alla vocazione che recita: "vedi che grazia non a tutti è data, la vocazione...". Ma la cosa più bella, sorprendente e impegnativa è stata la settimana che ha preceduto l’evento perché ci ha viste tutte impegnate Ed è così che siamo riuscite a vivere una bellissima giornata ricca di gioia e gratitudine insieme alle nostre sorelle, un giorno ricco di preghiera e la richiesta esplicita al Signore di continuare a benedire ed arricchire la chiesa di nuove vocazioni che siano per il mondo segno tangibile del suo amore, proprio come lo sono queste sorelle per noi.

Semi di Parola

II Domenica di Pasqua Pace a voi (Gv 20,19-31)
È interessante notare come le prime parole che Gesù risorto rivolge ai discepoli riguardino la pace. Formalmente sembrerebbe il consueto saluto ebraico (Shalom alechèm) ma in realtà dicono molto di più: i discepoli hanno abbandonato il Signore nel momento buio della Passione e c’è chi l’ha rinnegato, come Pietro. Ma Gesù anziché agire di conseguenza lasciandoli al loro rimorso, li invita a trovare la pace; anzi, dice loro di diventare artefici di pace e di perdono, ancora una volta prendendo da lui l’esempio, come aveva già detto dopo la lavanda dei piedi. I discepoli devono amministrare il perdono non in modo arbitrario, come spesso si interpretano le parole del Risorto, ma come stile, dicendo così ciò che deve essere la chiesa: ministra di perdono perché il mondo, spesso spinto da istinti vendicativi e violenti, possa vedere che c’è un mondo diverso di affrontare i dissidi: non moltiplicando e amplificando le reazioni vendicative (pensiamo solo alle risorse sottratte alla cura e al sostentamento degli esseri umani per riarmarsi oltre ogni logica e realismo, visto che le uniche armi eventualmente deterrenti contro gli attacchi temuti sono quelle nucleari), ma aprendosi al dialogo e alla riconciliazione, insegnando, come Gesù, a fare il primo passo verso chi ha tradito la fiducia. Lo scetticismo di Tommaso nei confronti della risurrezione lo potremmo leggere come il cinismo disincantato di chi ritiene che nel mondo vince il più forte e il debole è destinato a restare piegato a terra. Nella sua risposata a Gesù (Mio Signore e mio Dio) possiamo leggere un cambio radicale di prospettiva: quelle parole che l’imperatore del tempo in cui fu scritto il vangelo (Domiziano) pretendeva per sé some riconoscimento del potere arbitrario e delirante sul mondo (ogni riferimento al nostro tempo non è casuale) sono ora rivolte a Gesù, sentito da Tommaso come il vero vincitore: se si lascia fare a chi usa la forza si è destinati alla distruzione; se si ha il coraggio di costruire la pace, invece, non si salva solo sé stessi o il proprio gruppo o nazione, ma il mondo intero. Ed oggi questo è drammaticamente vero. L’utopia di Papa Francesco nel voler perseguire la pace a tutti costi è stata in continuità con quelle prime parole pronunciate dal Risorto e affidate come unica vera eredità alla chiesa di ogni tempo. Le parole finali del vangelo (credere per avere vita) ci dicono che solo se ricordiamo e viviamo lo stile di Gesù ha senso continuare a esistere come chiesa per dare speranza all’umanità.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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