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Campobasso 26 Settembre 2020

Prima comunione di Mirco

PRIMA COMUNIONE di MIRCO Z. Finalmente dopo la lunga attesa causata dalla pandemia, il 26 Settembre è arrivato il giorno atteso. Mirco uno dei nostri ragazzi, insieme ad altri 7, ha ricevuto Gesù Sacramentato per la prima volta, nella Chiesa di Santa Maria della Croce, nella città stessa di Campobasso. Mirco accompagnato dalla sua catechista e da noi suore della comunità, attraverso vari interventi, tramite incontro Meet e lavori su diversi moduli in casa, si è preparato con impegno, con amore e con gioia. In chiesa è stato accompagnato da me, da qualche educatrice e dai suoi, godendo e partecipando alla gioia ed emozione di Mirco. Gesù che già nel Battesimo lo ha incontrato, ora è venuto in una forma diversa, sotto le specie del Pane. Dopo la celebrazione, tornando a casa, i nostri ragazzi, le suore e alcune educatrici hanno condiviso con lui la cena con canti augurali nel clima di festa. Con Mirco vogliamo esprimere il nostro grazie al Signore per questo dono; l’incontro con Gesù nell’Eucaristia sostenga il suo cammino. Cosi sarà bella ogni Domenica ... sarà bella anche la vita di ogni giorno. "Grazie Gesù" è l’espressione del cuore di Mirco. Il giorno della Prima Comunione non si dimentica mai nella vita. Suor Judith Bido

Semi di Parola

II Domenica di Pasqua Pace a voi (Gv 20,19-31)
È interessante notare come le prime parole che Gesù risorto rivolge ai discepoli riguardino la pace. Formalmente sembrerebbe il consueto saluto ebraico (Shalom alechèm) ma in realtà dicono molto di più: i discepoli hanno abbandonato il Signore nel momento buio della Passione e c’è chi l’ha rinnegato, come Pietro. Ma Gesù anziché agire di conseguenza lasciandoli al loro rimorso, li invita a trovare la pace; anzi, dice loro di diventare artefici di pace e di perdono, ancora una volta prendendo da lui l’esempio, come aveva già detto dopo la lavanda dei piedi. I discepoli devono amministrare il perdono non in modo arbitrario, come spesso si interpretano le parole del Risorto, ma come stile, dicendo così ciò che deve essere la chiesa: ministra di perdono perché il mondo, spesso spinto da istinti vendicativi e violenti, possa vedere che c’è un mondo diverso di affrontare i dissidi: non moltiplicando e amplificando le reazioni vendicative (pensiamo solo alle risorse sottratte alla cura e al sostentamento degli esseri umani per riarmarsi oltre ogni logica e realismo, visto che le uniche armi eventualmente deterrenti contro gli attacchi temuti sono quelle nucleari), ma aprendosi al dialogo e alla riconciliazione, insegnando, come Gesù, a fare il primo passo verso chi ha tradito la fiducia. Lo scetticismo di Tommaso nei confronti della risurrezione lo potremmo leggere come il cinismo disincantato di chi ritiene che nel mondo vince il più forte e il debole è destinato a restare piegato a terra. Nella sua risposata a Gesù (Mio Signore e mio Dio) possiamo leggere un cambio radicale di prospettiva: quelle parole che l’imperatore del tempo in cui fu scritto il vangelo (Domiziano) pretendeva per sé some riconoscimento del potere arbitrario e delirante sul mondo (ogni riferimento al nostro tempo non è casuale) sono ora rivolte a Gesù, sentito da Tommaso come il vero vincitore: se si lascia fare a chi usa la forza si è destinati alla distruzione; se si ha il coraggio di costruire la pace, invece, non si salva solo sé stessi o il proprio gruppo o nazione, ma il mondo intero. Ed oggi questo è drammaticamente vero. L’utopia di Papa Francesco nel voler perseguire la pace a tutti costi è stata in continuità con quelle prime parole pronunciate dal Risorto e affidate come unica vera eredità alla chiesa di ogni tempo. Le parole finali del vangelo (credere per avere vita) ci dicono che solo se ricordiamo e viviamo lo stile di Gesù ha senso continuare a esistere come chiesa per dare speranza all’umanità.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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