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30 APRILE

GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

In preparazione alla 60ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, domenica 30 aprile p.v. su commissione del Centro Diocesano Vocazioni di Matera, con la collaborazione di Carlo Genco responsabile del Cenacolo Vocazionale dell'Unione di preghiera per le Vocazioni di Altamura, ho elaborato tre schemi di preghiera per il triduo da utilizzare in tutta la diocesi di Matera-Irsina e per la veglia nelle parrocchie. Sulla base delle indicazioni del CNV il sussidio si articola in tre momenti: 1° giorno: «Un poliedro ecclesiale» nel quale sono evidenziati come 6 tasselli, indicazioni tratte da S. Annibale M. Di Francia, S. Paolo VI, S. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, mons. Caiazzo. 2° giorno: «Un poliedro parrocchiale», evidenziando le diverse categorie parrocchiali: ragazzi, giovani, adulti, lettori, catechisti, membri della caritas. 3° giorno, la veglia: «Un meraviglioso poliedro», dove sono presentate sei diverse vocazioni che compongono il poliedro: matrimonio, sacerdozio, diaconato, vita consacrata, impegno di consacrazione nel mondo, missionario. Per quest'ultimo momento all’introduzione biblica segue la testimonianza vocazionale e la preghiera dialogata. Gli schemi in formato pdf sono a disposizione di chiunque ne volesse far uso. Te le trasmetto in allegato. Se hai difficoltà a scaricare fallo dal sito https://www.unagrandeparola.rcj.org Un caro saluto. P. Angelo Sardone

Semi di Parola

II Domenica di Pasqua Pace a voi (Gv 20,19-31)
È interessante notare come le prime parole che Gesù risorto rivolge ai discepoli riguardino la pace. Formalmente sembrerebbe il consueto saluto ebraico (Shalom alechèm) ma in realtà dicono molto di più: i discepoli hanno abbandonato il Signore nel momento buio della Passione e c’è chi l’ha rinnegato, come Pietro. Ma Gesù anziché agire di conseguenza lasciandoli al loro rimorso, li invita a trovare la pace; anzi, dice loro di diventare artefici di pace e di perdono, ancora una volta prendendo da lui l’esempio, come aveva già detto dopo la lavanda dei piedi. I discepoli devono amministrare il perdono non in modo arbitrario, come spesso si interpretano le parole del Risorto, ma come stile, dicendo così ciò che deve essere la chiesa: ministra di perdono perché il mondo, spesso spinto da istinti vendicativi e violenti, possa vedere che c’è un mondo diverso di affrontare i dissidi: non moltiplicando e amplificando le reazioni vendicative (pensiamo solo alle risorse sottratte alla cura e al sostentamento degli esseri umani per riarmarsi oltre ogni logica e realismo, visto che le uniche armi eventualmente deterrenti contro gli attacchi temuti sono quelle nucleari), ma aprendosi al dialogo e alla riconciliazione, insegnando, come Gesù, a fare il primo passo verso chi ha tradito la fiducia. Lo scetticismo di Tommaso nei confronti della risurrezione lo potremmo leggere come il cinismo disincantato di chi ritiene che nel mondo vince il più forte e il debole è destinato a restare piegato a terra. Nella sua risposata a Gesù (Mio Signore e mio Dio) possiamo leggere un cambio radicale di prospettiva: quelle parole che l’imperatore del tempo in cui fu scritto il vangelo (Domiziano) pretendeva per sé some riconoscimento del potere arbitrario e delirante sul mondo (ogni riferimento al nostro tempo non è casuale) sono ora rivolte a Gesù, sentito da Tommaso come il vero vincitore: se si lascia fare a chi usa la forza si è destinati alla distruzione; se si ha il coraggio di costruire la pace, invece, non si salva solo sé stessi o il proprio gruppo o nazione, ma il mondo intero. Ed oggi questo è drammaticamente vero. L’utopia di Papa Francesco nel voler perseguire la pace a tutti costi è stata in continuità con quelle prime parole pronunciate dal Risorto e affidate come unica vera eredità alla chiesa di ogni tempo. Le parole finali del vangelo (credere per avere vita) ci dicono che solo se ricordiamo e viviamo lo stile di Gesù ha senso continuare a esistere come chiesa per dare speranza all’umanità.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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