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19 marzo - Roma

S. Giuseppe nella preghiera, nell’arte e nella cucina

In occasione dell'apertura dell'anno di San Giuseppe, la comunità di Roma si è riunita per omaggiare il Santo con l'esposizione di alcune immagini che lo ritraggono nell'arte. San Giuseppe è il Santo dell'azione e nell'arte si mostrano le sue azioni per custodire Gesù e Maria. San Giuseppe è caro alla nostra famiglia religiosa e in quest'anno particolare vogliamo contemplarlo nell'arte per imparare da lui che ciò che vale non sono le parole, ma una dedizione incondizionata per la messe che il Signore ci ha affidato. Quest'iniziativa è la prima, ma nel corso dell'anno leggeremo durante la lettura spirituale i scritti del padre fondatore inerenti a San Giuseppe e il messaggio di Papa Francesco ogni mercoledì come seconda lettura ai vespri. San Giuseppe custodisca e protegga la nostra famiglia religiosa e ci indichi sempre la via del silenzio e dell'azione.

Semi di Parola

Ascensione del Signore (Mc 16,15-20)
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Andare e proclamare sono i due imperativi che Gesù lascia ai discepoli. Non si è cristiani quando ci si ferma e quando si sta zitti (che è cosa diversa dal silenzio). La stessa Messa finisce con questo verbo in levare: “Andate in pace”. Cristo continua anche oggi a chiamarci, a farci fare esperienza di Lui e per far questo usa sempre l’umanità di qualcuno. Queste esperienze di Lui non sono esperienze di serie B. Sono esperienze importanti come lo furono quelle di Pietro e di Giovanni e di tutti coloro che vissero con Gesù lungo i tre anni di vita pubblica. Ogni cristiano è contemporaneo a Cristo. Ed è lo Spirito Santo che ci rende Suoi contemporanei. Ogni parola del vangelo è rivolta a noi. La Sua morte è morte per me. La Sua Resurrezione è resurrezione per me. Ed a me e a te oggi chiede di “andare e proclamare in tutto il mondo il Suo Vangelo”. I nostri no e i nostri sì sono no e sì al Figlio di Dio. Poiché “Gesù Cristo è sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre”. E a noi è consegnato un potere da esercitare: contrapporsi al male, farsi capire, creare comunione, aver cura. Un cristiano dovrebbe essere un costante miracolo, non perché fa il prestigiatore ma perché sa vivere nel mondo senza lasciare mai al mondo l’ultima parola. Anzi c’è una storia che viene scritta proprio nel cuore delle contraddizioni della storia che ci tocca vivere. Dio scrive una storia di salvezza lì dove il mondo, il male, o ciò che ci capita vorrebbe semplicemente scrivere la parola fine. Ecco che cos’è un evangelista, uno che si fa megafono, che si fa voce di una simile buona notizia.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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